Testo di Elisa Piccioni

Sentiamo spesso parlare di “menisco rotto”, di “lesione meniscale” o di “lesione a manico di secchio”, ma di cosa si tratta veramente? La lesione del menisco è un infortunio che riguarda sportivi e sedentari. Può avvenire per trauma o per ripetuti stress, che portano prima alla degenerazione poi alla lesione del menisco. I menischi sono due piccole strutture cartilaginee a forma di C poste tra tibia e femore con l’obiettivo di attenuare e ammortizzare i carichi articolari. In seguito a un danno della struttura meniscale, l’intero ingranaggio articolare del ginocchio entra in crisi anche se, fortunatamente, in molti casi il nostro corpo cercherà di creare dei meccanismi di compenso. Il problema sta nel fatto che la capacità rigenerativa dei menischi è molto bassa, a causa dell’organizzazione di vascolarizzazione e quindi, la lesione, non può guarire autonomamente. A questo punto, a seguito della rottura del menisco, si può intervenire con un trattamento prettamente fisioterapico o per via chirurgica. In entrambi i casi sarà necessaria una riabilitazione di qualità per tornare a condurre una vita normale.

I menischi: accenni di anatomia e funzioni

I menischi sono strutture di cartilagine di colore biancastro, posti tra il femore e la tibia. Ogni ginocchio contiene due menischi, uno laterale e uno mediale. Quello mediale è a forma di C e occupa gran parte della superficie, quello laterale è a forma di O. Hanno una superficie concava all’interno e leggermente rialzata ai bordi che aumenta la congruenza articolare tra femore e tibia. La faccia superiore di ogni menisco prende contatto con il femore, quella inferiore con la superficie piana della tibia, sulla quale si appoggiano. I bordi si legano alla capsula articolare tramite dei cordoni di tessuto connettivo. La consistenza della cartilagine di cui sono costituiti, permette di resistere ai carichi effettuati dal femore, e dall’intero corpo, sulla tibia. Scaricano il ginocchio del 30-70 % del peso corporeo. I menischi hanno anche una funzione stabilizzatrice tramite le connessioni con il legamento crociato anteriore e posteriore. Possiamo dire quindi che i menischi, all’interno del ginocchio, funzionano come dei cuscinetti che:

  • ammortizzano le sollecitazioni
  • aumentano la congruenza di femore e tibia
  • proteggono e stabilizzano il ginocchio

Una particolarità sta nella vascolarizzazione, i menischi sono quasi privi di vasi a eccezione delle estremità (corna meniscali). Da giovani-adulti questa rete vascolare penetra comunque nel corpo del menisco (soprattutto in quello mediale), ma con il passare degli anni i capillari diminuiscono e il nutrimento è garantito dal liquido sinoviale (liquido lubrificante presente nelle articolazioni). Ne consegue che, per lesioni che non colpiscono le estremità dei menischi, la capacità di riparazione dei tessuti è estremamente bassa.

Le lesioni meniscali: classificazione e cause

I più frequenti infortuni del ginocchio riguardano i menischi. Le lesioni si classificano in:

  • lesioni traumatiche: frequenti in giovani e sportivi, in cui una sollecitazione vince la resistenza della cartilagine meniscale
  • lesioni degenerative: causate da sollecitazioni e stress che, negli anni, degenerano il tessuto meniscale fino a lesionarlo con un movimento apparentemente banale

Le lesioni del menisco mediale (soprattutto della porzione posteriore) sono cinque volte più frequenti di quelle del menisco laterale.

Possiamo classificare le lesioni anche per direzione di rottura della cartilagine in:

  • radiale
  • longitudinale
  • a flap
  • degenerativa

Cause più frequenti della lesione al menisco

In tutti i tipi di lesione, la rottura del menisco è comunque causata da un movimento più o meno complesso:

  • distorsione del ginocchio: la cartilagine meniscale risente delle forze di compressione associate a quelle di torsione, ad esempio quando un calciatore in corsa cambia direzione tenendo fisso il piede sul terreno
  • iperflessione o iperestensione: ad esempio un calcio a vuoto o posizione in accovacciata. Quest’ultima causa la lesione soprattutto in soggetti più anziani in cui, come abbiamo visto, i menischi perdono nutrimento ed elasticità

Quali sono i sintomi della lesione al menisco

La rottura del menisco si manifesta con dolore e gonfiore del ginocchio. Solitamente il dolore si localizza nella zona in cui il femore e la tibia creano l’articolazione detta rima articolare. A questi due sintomi si associano:

  • la sensazione di blocco: l’incapacità di estendere o flettere completamente il ginocchio
  • la sensazione di cedimento del ginocchio
  • lo scricchiolio legato al dolore
  • l’aumento del dolore in associazione a dei movimenti particolari: solitamente iperestensione o iperflessione e le rotazioni a ginocchio flesso.

Questo perché i menischi assecondano i movimenti del ginocchio, in presenza di una lesione la variazione di posizione del ginocchio esaspera il dolore. Tuttavia, il soggetto solitamente riesce a camminare autonomamente, tranne casi più gravi in cui un frammento di menisco, a seguito della lesione, si interpone tra i capi ossei non permettendo la mobilità del ginocchio (es: lesione Flap e lesione a manico di secchio).

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Come avviene la diagnosi di lesione al menisco

La diagnosi è prettamente clinica, l’ortopedico ricerca i sintomi prima citati, valuta il trauma e le conseguenze che il paziente riporta e studia la funzionalità del ginocchio. Esistono test specifici che possono essere somministrati durante l’esame obiettivo:

  • Valutazione del dolore nella rima articolare
  • Test di Apley
  • Test di McMurray

Sono di aiuto, in molti casi, anche indagini strumentali come la risonanza magnetica, la tac, l’rx per valutare lo stato di avanzamento dell’artrosi e, nei casi più difficili, l’artroscopia.

Quali sono i trattamenti per la lesione del menisco

La fase immediatamente successiva al trauma è uguale per tutti casi, si procede con crioterapia (ghiaccio ripetuto più volte al giorno, massimo 15-20 minuti ad applicazione) e riposo, con lo scopo di diminuire dolore e gonfiore. In seguito, in base alla gravità e alla sede della lesione e ai sintomi del soggetto, le strade da percorrere sono fondamentalmente due:

  1. trattamento conservativo: se il ginocchio è stabile e funzionale, senza segni di blocco articolare. È sufficiente lavorare con una buona fisioterapia. La terapia non riuscirà a operare sulla riparazione del menisco ma agirà per la riduzione dei sintomi, il recupero articolare, il rinforzo propriocettivo, la rieducazione del passo fondamentale dopo un trauma
  2. trattamento chirurgico: quando il ginocchio è limitato nella mobilità, magari perché un frammento di menisco si interpone nella rima articolare, è necessario intervenire chirurgicamente

Trattamento chirurgico

Inizialmente il trattamento chirurgico asportava completamente il menisco ma, negli anni, studi hanno dimostrato che gran parte dei pazienti che si sottoponevano all’asportazione totale andavano poi incontro ad artrosi o patologie degenerative del ginocchio. Oggi infatti le tecniche chirurgiche prevedono nella maggior parte dei casi la sutura del menisco in artroscopia, con conseguenti evidenze scientifiche che accertano che la conservazione del menisco, protegge la cartilagine e quindi salvaguarda il ginocchio negli anni. A oggi le tecniche chirurgiche sono:

  • sutura del menisco in artroscopia: nei casi in cui la lesione si trovi nella zona maggiormente vascolarizzata del menisco e quindi ci siano buone possibilità di riparazione dei tessuti
  • meniscectomia selettiva: in cui viene asportata solo la parte degenerata o lesionata del menisco, mantenendo la restante porzione per proteggere la cartilagine
  • meniscectomia totale: asportazione completa del menisco, nei casi in cui non si può salvare nessuna sezione, con la consapevolezza che tale modalità porterà a una degenerazione cartilaginea del 6,5%. Per andare incontro a questi pazienti, soprattutto se molto giovani, si sta iniziando a effettuare il trapianto del menisco da paziente deceduto (utilizzato negli Usa con ottimi risultati) o l’impianto di collagene.

La riabilitazione dopo la rottura del menisco

La riabilitazione dipende da che tipo di trattamento si è deciso di seguire e, nel caso di trattamento chirurgico, da quale intervento. In entrambi i casi è necessario evitare le flessioni eccessive del ginocchio in quanto sono i movimenti che mobilizzano maggiormente i menischi mettendoli alla prova.

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Riabilitazione post meniscectomia

Nei casi di meniscectomia, possiamo muoverci con tranquillità: la struttura lesionata è stata asportata, non abbiamo tempi di riparazione dei tessuti da rispettare. La ripresa è quindi immediata, il soggetto può riprendere a camminare immediatamente anche a carico completo, tenendo sotto controllo il dolore il gonfiore post-chirurgico. La fisioterapia aiuterà a recuperare l’articolarità completa, la forza muscolare e la funzionalità del ginocchio, velocizzando i tempi e la qualità della ripresa. Nello specifico, non essendoci strutture da salvaguardare, il rinforzo muscolare sarà immediatamente intenso, senza grandi limitazioni di mobilità articolare.

L’attenzione è rivolta alla prevenzione dell’artrosi, comune conseguenza di questa tipologia di intervento, devono essere, quindi, dosati volumi e carichi di allenamento.

Riabilitazione post sutura del menisco

Questa tecnica chirurgica ha una prognosi migliore ma ha un tempo di recupero maggiore. Si devono rispettare i tempi di riparazione dei tessuti. La ripresa quindi necessita di un trattamento fisioterapico più accurato e duraturo:

  • il carico non sarà immediato ma si dovranno utilizzare i bastoni canadesi per 2/4 settimane
  • limitazione della flessione del ginocchio fino a massimo 60°

L’introduzione di esercizi di rinforzo deve seguire un recupero completo dell’articolarità e prevedere un percorso progressivo: esercizi isometrici, isotonici e poi isocinetici, a catena cinetica chiusa e poi a catena cinetica aperta.

La riabilitazione sarà simile a quella post- intervento del legamento crociato anteriore, con un graduale recupero articolare e della propriocezione, rinforzo muscolare, e rieducazione funzionale con una ripresa totale in 3 mesi circa.

In generale è consigliata anche la terapia in acqua (idrokinesiterapia)vantaggiosa per la diminuzione del carico articolare e per la resistenza fornita dall’acqua durante gli esercizi di rinforzo muscolare.


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