Cos’è la risonanza magnetica?

La risonanza magnetica, anche detta RM, è una tecnologia diagnostica che può indagare su numerosi aspetti e problematiche dei nostri distretti corporei. Analizza in maniera ultra-dettagliata i tessuti che sono poco visibili con altri macchinari diagnostici, come l’RX. È una tecnologia, inoltre, estremamente precisa e affidabile ed è necessaria per gli specialisti al fine di individuare con accuratezza numerose patologie e disfunzioni.

Con l’avanzare della tecnologia sono stati realizzati due tipi di risonanza magnetica:

  • Chiusa
  • Aperta

La differenza sostanziale sta proprio nel tipo di strumento in cui viene posizionato il paziente per effettuare l’esame. Nella risonanza magnetica chiusa, il soggetto viene fatto posizionare all’interno di un tubo, mentre in quella aperta, viene coperta dal macchinario solamente la zona interessata dall’esame. Di conseguenza la risonanza magnetica aperta risulta più confortevole rispetto a quella chiusa ed è particolarmente adatta, per esempio, alle persone che soffrono di claustrofobia o che entrano in uno stato di elevata agitazione all’interno degli spazi chiusi.

La risonanza magnetica aperta produce ottime immagini quando si devono analizzare distretti articolari e per questo sta prendendo sempre più piede nei centri fisioterapici e nei centri specializzati in ortopedia.

La risonanza magnetica chiusa, invece, oltre a funzionare bene per i distretti articolari, è particolarmente dettagliata nell’imaging degli organi vitali, grazie anche alla possibilità di utilizzo di mezzi di contrasto. Viene, quindi, utilizzata maggiormente in ambito ospedaliero o per indagini viscerali.

Come funziona la risonanza magnetica?

Il funzionamento della risonanza magnetica, nel dettaglio, è molto complesso. Il suo principio si basa sull’azione di un grande magnete che genera a sua volta un forte campo magnetico. Questo crea una reazione a livello degli atomi e delle particelle del corpo, producendo attraverso un computer immagini dettagliate e tridimensionali della zona presa in esame. È importante sapere che la risonanza magnetica non utilizza radiazioni ionizzanti, a differenza, della TAC.

Come abbiamo detto, la risonanza magnetica può essere un ottimo strumento di indagine diagnostica per svariati distretti corporei e articolazioni. Una delle zone più comunemente prese in esame è senza dubbio la colonna, in particolare, il tratto lombare risulta essere uno di quelli statisticamente più problematici.

Cosa si vede con la risonanza magnetica lombare?

Anatomia della colonna lombare

Il tratto lombare è composto da cinque vertebre che comunicano in alto con le vertebre dorsali e in basso con il sacro. Una singola vertebra è composta da:

  • Corpo vertebrale
  • Processo spinoso e trasverso
  • Processi di collegamento con vertebre sovrastanti e sottostanti
  • Foro vertebrale per il passaggio delle strutture nervose

Tra una vertebra e l’altra è sempre presente un disco intervertebrale che ha la funzione di ammortizzare i movimenti e le spinte esterne che gravano sulla colonna. Il disco intervertebrale a sua volta è composto da:

  • Nucleo polposo centrale
  • Anulus fibroso periferico

Infine, dalle vertebre lombari, si diramano i nervi adibiti al controllo motorio e sensoriale del bacino, degli arti inferiori e di organi situati nella zona addominale bassa, dando origine al plesso lombosacrale.

Per quali problematiche lombari è indicata la risonanza magnetica?

Grazie all’utilizzo della RM, si possono osservare nel dettaglio le strutture fondamentali della nostra colonna lombare e, di conseguenza, risalire a un’eventuale anomalia.

Prima di sottoporsi a qualsiasi tipo di esame diagnostico, è fortemente raccomandato una visita con uno specilista, che, attraverso un esame obiettivo e un’accurata anamnesi, potrà indirizzare al meglio il paziente.

Solitamente si consiglia di effettuare una risonanza in presenza di numerosi sintomi conclamati, debilitanti e ricorrenti. I più comuni sono:

  • Dolore zona lombare e sacrale
  • Formicolio, dolore e intorpidimento  dell’arto inferiore

L’elemento più semplice da ricercare attraverso la risonanza è sicuramente la presenza di ernie e protrusioni discali. Da un’immagine di RM, infatti, saranno ben visibili le vertebre e i dischi presenti tra l’una e l’altra e sarà possibile capire se il dolore lombare deriva proprio dallo schiacciamento di uno o più di questi dischi. Altri problemi che possono essere rilevati attraverso una risonanza magnetica del distretto lombare sono:

  • Anterolistesi
  • Stenosi canale vertebrale
  • Compressione nervosa
  • Scoliosi
  • Iperlordosi
  • Tumore

La risonanza magnetica ha controindicazioni?

Con lo svilupparsi e con l’avanzare della tecnologia, le controindicazioni della RM sono diventate pochissime. In generale, non si può effettuare la risonanza in presenza di:

  • Dispositivi metallici all’interno del corpo (protesi comprese)
  • Obesità
  • Stato di gravidanza
  • Portatori di pacemaker
  • Portatori di apparecchi acustici

Cosa fare dopo aver ricevuto il referto della RM?

I risultati della risonanza magnetica saranno disponibili in pochissimo tempo, solitamente all’incirca 2-3 giorni. Una volta ottenuto il referto, sarà necessario far visionare le immagini da un ortopedico o un fisiatra che potranno indirizzare il paziente verso un percorso di fisioterapia qualora il risultato della risonanza risultasse positivo.

La fisioterapia dopo la risonanza magnetica lombare

È chiaro che la fisioterapia sarà incentrata sulla problematica specifica del paziente e sarà personalizzata su di lui. Ciò che si andrà a svolgere durante il percorso dipenderà molto dal suo stato di dolore e dalle reazioni che il corpo avrà nei confronti della terapia.

Solitamente si procede con una prima fase di terapia che andrà ad agire prevalentemente sull’infiammazione. Per fare questo, ci si avvale spesso di terapie strumentali come:

Inizialmente, soprattutto se il paziente lamenta molto dolore e poca possibilità di movimento, la fisioterapia sarà incentrata sul trattamento di infiammazione e dolore e sul recupero della mobilità sia passiva che attiva. In seguito, il terapista andrà a inserire:

  • Esercizi di respirazione
  • Lavoro sul diaframma
  • Potenziamento del core
  • Rinforzo degli arti inferiori
  • Stretching
  • Esercizi di recupero di elasticità della colonna e del bacino
  • Rieducazione posturale

Una volta superata la fase acuta, il paziente potrà via via diventare più autonomo e riprendere le sue attività quotidiane e anche la sua abituale attività sportiva, sempre seguendo determinate accortezze che verranno illustrate dal fisioterapista nel corso del trattamento. Sarebbe ideale distaccarsi gradualmente dalla terapia, diminuendo man mano la cadenza delle sedute settimanali, in modo da poter agire immediatamente in caso di recidive e altri problemi. Per i primi tempi dopo il termine del ciclo di sedute, soprattutto per mantenere sotto controllo la situazione, è consigliato iniziare un percorso di posturale, allo scopo di mantenere i risultati ottenuti e farli perdurare nel tempo.

Testo di Alessandra Burelli

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