La fascite plantare è una patologia del piede molto comune al giorno d’oggi. È molto diffusa soprattutto in tutte le persone che sono abituate a camminare molto o che praticano uno sport in cui si corre. Sono presenti diversi fattori che possono causare la fascite plantare. Prima di approfondirli è importante comprendere quali strutture del piede vengono coinvolte.

ANATOMIA DEL PIEDE

Il piede è diviso in tre principali porzioni:

  • Avampiede
  • Mesopiede
  • Retropiede

L’avampiede è formato dai cinque metatarsi e le quattordici falangi (prossimali, mediali e distali). Il mesopiede è formato dalle tre ossa cuneiformi, dal cuboide e dallo scafoide. Il retropiede è formato dal calcagno (il tallone) e l’astragalo.

Nella fascite plantare vIene sollecitata una struttura in particolare che è l’aponeurosi plantare, anche detta fascia plantare. Questa struttura legamentosa è posta sulla superficie della pianta del piede e origina dal calcagno per arrivare fino alla parte più distale dei metatarsi.

L’anatomia del piede fa in modo che, l’aponeurosi plantare, venga particolarmente sollecitata durante il cammino

COS’È LA FASCITE PLANTARE?

La fascite plantare viene definita: “una patologia che causa una sintomatologia dolorosa sul tallone”. In una fase più avanzata, il dolore si estende a tutta la fascia plantare fino alla parte anteriore del piede.

Spesso si presenta durante alcune attività che coinvolgono il piede, come:

  • Camminare
  • Stare in piedi a lungo
  • Salire e scendere le scale
  • Correre
  • Saltare

Alcune di queste attività vengono svolte quotidianamente da chiunque, anche da chi non è molto attivo. Infatti, spesso le persone che soffrono di fascite plantare provano dolore durante il cammino, rendendolo di conseguenza molto difficile.

Oltre alla difficoltà nel cammino, può presentarsi dolore anche verso le tarde ore della giornata, disturbando anche il riposo notturno, e subito dopo il risveglio.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA FASCITE PLANTARE?


Nella fascite plantare il dolore al piede è causato da piccole lesioni e stiramenti della fascia plantare che generano, a loro volta, un’infiammazione locale.

Il meccanismo di lesione, in questa patologia, è dato dall’eccessivo tensionamento di questo legamento che genera dei piccoli traumi. Non è sufficiente un unico trauma per generare una fascite plantare. Questa patologia si sviluppa a seguito di uno stimolo sollecitante continuo e ripetuto nel tempo.

Persone che rimangono in piedi a lungo o che intraprendono camminate di una durata maggiore rispetto al solito, possono imbattersi in questa spiacevole patologia.

Gli sportivi solitamente sono i soggetti più predisposti a sviluppare una fascite plantare. Tendenzialmente tutti gli sport che prevedono la corsa o il salto possono generare delle infiammazioni alla fascia del piede. Le discipline che prevedono una corsa prolungata nel tempo sono quelle che favoriscono l’instaurarsi di questa dolorosa patologia.

È importante sottolineare che tra i fattori che favoriscono la comparsa della fascite plantare è presente anche l’obesità. L’aumento di peso porta ad un aumento di carico sul piede, aumentando di conseguenza lo stimolo nocivo sulla fascia plantare.

DIAGNOSI E RIMEDI DELLA FASCITE PLANTARE


La diagnosi della fascite plantare è prettamente clinica. In genere il dolore localizzato sul tallone e lungo la fascia del piede, insieme al dolore durante il cammino, sono sufficienti per una diagnosi.

Spesso si consiglia comunque di effettuare una RX per escludere patologie che possano interessare la componente ossea generando sintomi simili (artrosi, spina calcaneare, fratture da stress, ecc…).

Nella fase iniziale è importante mantenere a riposo il piede per evitare di aumentare l’infiammazione e lo stress locale. È consigliata l’applicazione di ghiaccio secondo la seguente modalità:

  • 5 minuti con ghiaccio
  • 5 minuti senza ghiaccio

Tutto ciò va ripetuto per 4 volte, per un totale di 40 minuti.

Non bisogna mai esagerare con l’utilizzo del ghiaccio perché potrebbe portare a un aumento dell’infiammazione del piede.

Prestare attenzione alle scarpe utilizzate è importante per evitare di stressare ulteriormente il piede. Una suola piatta o troppo dura, può aumentare l’infiammazione alla fascia plantare, peggiorando, di conseguenza, il dolore al tallone e al piede. Ci si può aiutare anche con un plantare ortopedico, per cercare di diminuire e alleggerire gli stimoli lesivi sul piede.

Nel momento in cui queste accortezze non siano sufficienti, può essere utile consultare un fisioterapista.

FISIOTERAPIA PER LA FASCITE PLANTARE


Come per altre patologie, anche nella fascite plantare è fondamentale eliminare la causa principale del dolore, per evitare che possa ripresentarsi nel tempo. Insieme al terapista di riferimento, si comincia un percorso di durata variabile per arrivare alla risoluzione del problema. Il numero dei trattamenti è in relazione alla durata della fascite plantare e a quanto il piede è tenuto a riposo. Più tempo è passato dall’inizio del dolore al piede, più lo si continua a sollecitare, più sarà lungo il percorso riabilitativo.

Il fisioterapista può scegliere di utilizzare la terapia strumentale per favorire la riduzione dell’infiammazione. Solitamente si usano:

Sarà molto importante controllare anche tutta la parte relativa alla postura. Un accorciamento muscolare localizzato sulla parte posteriore del corpo o degli squilibri posturali, possono andare a sollecitare in maniera sbagliata la fascia plantare. In questo caso, il fisioterapista, potrà proporre una riabilitazione posturale al fine di ristabilire i corretti equilibri del corpo.

Nel momento in cui il dolore al piede tende a diminuire si inizierà con una rieducazione al passo. Verrà analizzato fase per fase il cammino, cercando di trovare l’alterazione principale che può aver scatenato la fascite plantare. Si inizieranno quindi tutta una serie di esercizi mirati a:

  • L’aumento di percezione del cammino
  • La presa di coscienza del nostro appoggio al suolo
  • Il miglioramento dell’equilibrio
  • Il rinforzo dei muscoli che stabilizzano le articolazioni degli arti inferiori

In questo modo il fisioterapista riesce a ristabilire i corretti movimenti in base alle esigenze personali, permettendo al paziente di tornare alla propria vita quotidiana senza dolore.

Finito il percorso è importante continuare a curare gli aspetti che sono stati presi in considerazione durante la terapia. Esercizi di equilibrio, rinforzo e stretching personalizzati vengono proposti proprio per mantenere il risultato raggiunto.

Testo di Alessio Fioretti

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