Introduzione

Il termine Pubalgia indica la presenza di dolore nella regione pubica o dell’interno coscia.

Il dolore può essere causato da diversi fattori e possono essere coinvolte diverse strutture anatomiche, per fare chiarezza nel 2015 a Doha è stata proposta una classificazione che suddivide la pubalgia in 4 tipi:

  1. Pubalgia con un interessamento dei tendini dei muscoli Adduttori (circa il 70% dei casi)
  2. Pubalgia con interessamento osseo della sinfisi pubica
  3. Pubalgia con interessamento delle strutture legamentose inguinali
  4. Pubalgia legata al muscolo ileo-psoas

È fondamentale quindi una diagnosi precisa per capire quale o quali strutture siano interessate per procedere al trattamento più adeguato.

Oltre alle problematiche citate in precedenza sarà fondamentale fare una diagnosi differenziali per possibili patologie a carico dell’anca, della colonna vertebrale o dell’apparato uro-genitale che possono dare sintomi nella regione pubica.

Pubalgia: cosa fare e quali sono i sintomi

Il sintomo principale è un dolore nella regione pubica/inguinale che viene aggravato dall’attività fisica o sportiva. La popolazione più colpita da questa patologia è la popolazione sportiva in età adulta, solitamente tra i 30 e i 60 anni.

Tra gli sport più colpiti troviamo il calcio e l’hockey su ghiaccio, che hanno due dei fattori di rischio più grandi per sviluppare una pubalgia:

  • Ripetuti cambi di direzione
  • Calciare il pallone in modo ripetuto (sovraccarico)

L’insorgenza dei sintomi è solitamente graduale e insidiosa, i sintomi nella fase iniziale sono presenti dopo l’attività fisica e tendono a migliorare con il riposo.

Se vengono sottovalutati i sintomi nella fase iniziale, continuando a praticare lo sport “giocando sul dolore” la situazione potrebbe aggravarsi sia come intensità che come durata dei sintomi stessi.

Il consiglio è quindi quello di rivolgersi prontamente a un professionista, per avere una diagnosi precoce e precisa e per iniziare le terapie del caso il prima possibile.

Diversi esami strumentali possono essere utili per aiutare alla diagnosi di pubalgia e per attribuirla in una delle categorie elencate nell’ introduzione:

  • La radiografia può dare indicazioni sulla simmetria del bacino e sull’eventuale presenza di edema osseo sulla sinfisi pubica.
  • L’ecografia può essere molto utile per valutare anche in modo dinamico la componente tendinea e la presenza di segni di infiammazione sull’osso (periostite).

La risonanza magnetica può dare una visione completa della porzione tendinea.

Quali sono le cause della pubalgia?

La pubalgia rientra tra le patologie da “sovraccarico funzionale”, non è quindi legata ad un evento traumatico. Solitamente la pubalgia ha una causa multifattoriale, c’è quindi la presenza di una o più cause, tra le più comuni troviamo:

  • Sport a rischio
  • Stress ripetuto
  • Aumento dei carichi di lavoro senza adeguato allenamento
  • Errori nel riscaldamento
  • Cambio di superficie di gioco
  • Predisposizione soggettiva anatomico-funzionale
  • Precedenti lesioni degli adduttori non curate correttamente

Individuare le corrette cause in sede di anamnesi e di prima valutazione è di vitale importanza per il clinico per adottare delle strategie efficaci di gestione e trattamento di questa patologia.

Come curare la Pubalgia?

Il trattamento della pubalgia parte da una corretta diagnosi e valutazione funzionale della/e struttura/e coinvolte.

Una volta capita bene la patologia si può proporre al paziente un ventaglio di possibili trattamenti. Essendo una patologia che tende a cronicizzarsi è necessario impostare un programma di riabilitazione di almeno 6-8 settimane, nel quale si possono utilizzare diversi strumenti tra i quali:

  • L’ educazione del paziente sulla patologia e sulla corretta gestione dei carichi
  • L’esercizio terapeutico con una corretta progressione di scarico iniziale e graduale rinforzo in primis dei muscoli adduttori e addominali
  • Nelle fasi acute si possono utilizzare terapie strumentali quali Laserterapia o Tecarterapia 
  • Un’attenta valutazione posturale di tutto l’arto inferiore a partire dal piede

Nei casi in cui il paziente non dovesse reagire positivamente al trattamento riabilitativo o se c’è la presenza di una vera e propria ernia inguinale, potrebbe rendersi necessario un consulto chirurgico, nel quale si può valutare l’appropriatezza di un intervento per ridurre e stabilizzare l’erniazione.

In caso di intervento chirurgico, sarà necessario rispettare i tempi di guarigione di 6/8 settimane, al termine delle quali bisognerà in ogni caso effettuare una riabilitazione adeguata prima di poter tornare allo sport.

Come prevenire la Pubalgia?

Per ridurre il rischio di pubalgia è fondamentale una corretta preparazione fisica, che dovrebbe basarsi su questi elementi:

  • Un corretto riscaldamento, che preveda dei lavori di mobilità dell’articolazione dell’anca, un’attivazione dei muscoli adduttori e uno stretching dinamico della muscolatura.
  • Un lavoro di rinforzo muscolare, con particolare enfasi sugli esercizi in catena cinetica chiusa e un’attivazione di tutta la muscolatura del “core”, ovvero tutta la muscolatura del complesso lombo-pelvico.
  • Una corretta modulazione dei carichi di lavoro, evitando sia sovraccarichi eccessivi che periodi di stop dagli allenamenti troppo lunghi.
  • Allenamento dei movimenti “sport-specifici” soprattutto legati ai cambi di direzione, da introdurre in modo graduale e progressivo.
Testo di Lawrence German

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